di Francesca Bonsignori, caposcuola della Scuola di Shiatsu EFOA
“Fattore tempo” e shiatsu
Il tempo del corpo, il tempo sociale, il tempo nella mentalità antica e moderna. Quanto incide il “fattore tempo” in una seduta di Shiatsu?
Il tempo: mentalità antica e moderna
La canonizzazione dello shiatsu moderno tiene conto di un fattore importante, rispetto al quale troviamo un altro scontro tra una mentalità antica e una moderna: il tempo.
Ma facciamo un passo indietro e immedesimiamoci in una società in cui tutti hanno tempo, non si deve correre, appuntamenti e scadenze sono limitati, un lavoro deve sì essere portato a termine, ma non importa se con un certo ritardo, ma soprattutto, la qualità non si misura con il tempo.
E’ ovvio che in un constesto del genere non esistevano sequenze di shiatsu (o di tecniche affini) canonizzate e tarate secondo il problema del tempo e della durata dei trattamenti.
I tempi del corpo
Un tempo l’operatore avrebbe detto: la seduta deve durare quanto serve, ne di più, ne di meno, e questo è naturale se pensiamo che il trattamento è regolato in corso d’opera come scelta di punti e come tempi in funzione della risposta del corpo e della forza vitale agli stimoli che vengono dati.
Anche se ragioniamo su una stessa persona, non tutti i giorni il corpo reagisce con la stessa prontezza ad uno stimolo, variando il trattamento variano poi le risposte.
Di solito un organismo o un organo addormentati reagiscono più lentamente, ma potrebbero verificarsi situazioni opposte.
Il nostro corpo/psiche ha i suoi propri parametri, diversi da ciascuno, e lontani dalle standardizzazioni che il mondo sociale esterno impone.
I tempi sociali
Oggi la logica di sedute variabili come tempi trova delle difficoltà ad essere applicata.
La mentalità moderna ci impone di prendere appuntamenti precisi, programmando esattamente l’inizio e il termine di una seduta.
Inoltre, chi riceve uno shiatsu di pochi minuti non si sentirebbe trattato a sufficienza, anche se in questi minuti il lavoro fosse stato completo.
Al contrario, una seduta molto lunga (es. di due ore) viene sicuramente considerata molto di più di una seduta corta, ma chi si può permettere due ore di tempo per ricevere uno shiatsu?
Ci troviamo di fronte a due fattori prettamente moderni.
Il primo è quantitativo, che ci porta erroneamente a considerare un trattamento di lunga durata temporale migliore di uno più breve (Renè Guénon evidenzia molto bene questo concetto ne Il Regno della Quantità e il Segno dei Tempi, spiegando come il moderno misura qualcosa che di sua natura non è misurabile, la qualità appunto).
Il secondo fattore è quello sotto gli occhi di tutti, aver poco tempo a disposizione.
Sequenze di trattamento strutturate
Ecco allora che tutti gli stili di shiatsu moderni si pongono il problema del tempo, e prevedono dunque delle sequenze adatte a realizzare un lavoro completo in circa un’ora di tempo.
Lo stile che tiene conto più degli altri di questa esigenza viene da Namikoshi, e si estende praticamente a tutti i katà strutturati.
Quando in una sequenza le manovre sono predeterminate, spesso anche in termini di numero di pressioni per zona, a prescindere dall’importanza di questa zona, con i punti sono dislocati in maniera equidistante tra di loro, si perde la possibilità di adattare il trattamento al ricevente, ma con il vantaggio di regolarsi comodamente sui tempi.
Anche il ritmo di esecuzione è pressoché predefinito, in modo da rendere possibile trattare tutto il corpo in una seduta che non superi possibilmente un’ora di tempo.
E’ evidente la praticità e la facile adattabilità alle esigenze tanto di uno studio di fisioterapia, che di un centro di estetica benessere o di un club vacanze.
Superare la sequenza
La sequenza standard, in quanto ricca di elementi quantificabili, risulta anche di facile apprendimento.
Tali caratteristiche hanno fatto sì che queste metodologie si diffondessero con facilità tanto in Giappone che in Occidente.
La qualità di un Operatore che arriva all’arte dello Shiatsu si distingue per la sua capacità di uscire da un trattamento standard, adeguandolo in ogni particolare al ricevente, non per un’esigenza di vaga creatività, ma per una profonda abilità acquisita di saper cogliere le reali necessità del ricevente in termini di tempi e di tutto il resto.