Approccio Zonale nel trattamento Shiatsu

di Emiliano Avellini, Operatore Shiatsu – formato presso la Scuola di Shiatsu EFOA

Foto Emiliano 2Corsi operatore shiatsu EFOA

Shiatsu, l’arte di riequilibrare il Qi

Il trattamento Shiatsu si configura per essere una tecnica manuale assai efficace e potente per il mantenimento o il ripristino dello stato di salute della persona: un’arte tesa al riequilibro del QI (forza vitale).

Il “tutto” in relazione

La caratteristica fondamentale di tale trattamento digito-pressorio è che non si riduce ad una manovra esterna e standardizzata per risolvere problematiche o sintomatologie generali, ma si qualifica per essere personalizzata, adattata alle caratteristiche e allo stato psico-fisico dell’individuo, considerato nella sua totalità (corpo fisico, mente e sfera emotiva).

Tale approccio olistico non valuta la persona come un insieme indistinto, ma considera il “tutto” in relazione.

Corpo, mente ed emotivo quindi, si influenzano reciprocamente in continuazione, ed una destabilizzazione in un ambito ha effetti anche su tutte le altre sfere.

Un disagio sul corpo ha un riverbero sulla mente e viceversa (impatto somato-psichico e/o psico-somatico) e le somatizzazioni possono essere ricondotte ad una alterazione nel rapporto tra i due.

L’armonica relazione corpo/mente

Nello Shiatsu, che affonda le sue radici in pratiche cinesi antichissime (Medicina Tradizionale Cinese, massaggio an-mo, taoismo), si lavora fondamentalmente per ripristinare l’armonica relazione corpo/mente, grazie al fluire corretto del Qi, l’alternanza tra lo Yin e lo Yang, i giusti codici, gli schemi naturali, senza che si verifichino blocchi, carenze o eccessi; in tal modo la persona recupera uno stato armonioso di salute.

Il sistema dei 12 Meridiani, catena ininterrotta che si influenza nella sua totalità, è una delle chiavi per cercare di ristabilire quelle relazioni tra le parti, che per qualche motivo sono andate perdute o risultano carenti.

Le somatizzazioni e le distonie, infatti, vanno ad accumularsi in quelle aree del corpo dimenticate dalla mente, dove il Qi non fluisce correttamente o è carente.

Capire come e dove agire per far sì che la mente ricontatti le parti dimenticate, ristabilire quegli schermi percettivi e restituire i codici giusti di comunicazione della zona con il tutto è compito arduo dello shiatsuka, che ponendosi in una logica valutativa e percettiva, con l’intenzione di osservare senza giudicare, riesce a richiamare l’attenzione della mente sulla parte abbandonata, poco vitale.

A tal proposito, si opera mantenendo un certo distacco, indirizzando l’attenzione sui segnali che ci provengono dal corpo, non avendo fretta di voler raggiungere il risultato di una valutazione immediata, ma rilevando le informazioni senza pregiudizi o idee preconcette.

In tale ottica bisogna tenere conto non solo della costituzione della persona, ma anche del suo modo di essere e di vivere gli eventi, il suo approccio alla vita, la maniera di rapportarsi al mondo, così da avere maggiori strumenti per interpretare lo stato di salute del soggetto nel suo complesso.

Uno dei possibili approcci

Uno degli approcci, tra i tanti, è costituito dall’individuare una zona del corpo da trattare, che consideriamo significativa e privilegiata, su cui soffermarci per riarmonizzare la parte con il tutto, secondo il principio fondamentale che ogni area racchiude in nuce tutte le informazioni sullo stato di salute dell’individuo; una sorta di microcosmo nel macrocosmo.

Tale assioma si riproduce a tutti i livelli, per cui l’essere umano è soggetto alle stesse leggi della natura di cui fa parte.

Lavorare su una parte, quindi, significa cercare di captare i segnali di squilibrio che danneggiano i meridiani e influiscono negativamente sulla forza vitale della persona.

Le somatizzazioni più profonde, che si manifestano in una zona sono la spia che qualche schema percettivo che avevamo alla nascita (ad esempio la capacità di elaborazione di una tensione, di uno stato di paura o di apprensione come anche i codici implicati nella capacità di attivarsi, di correre o di rilassarsi) è stato perduto, si è starato, e la mente non è più in grado di metabolizzare una qualche tipo di destabilizzazione, che può essere di origine interna (psiche) o esterna (ambiente).

Nell’epoca moderna gran parte delle tensioni che agiscono sul sistema nervoso sono dettate dai ritmi di vita velocissimi, lontani dai tempi della natura regolari e armonici.

Ogni momento della giornata (di studio, lavoro, pasti, incontri, riposo) si caratterizza per la frenesia con cui viene vissuto e questa continua iperstimolazione, a cui è sottoposto l’individuo, non consente alla mente di elaborare e capire tali sollecitazioni.

Il primo passo

Il primo passo nel trattare un individuò consiste, innanzitutto, nel rimuovere quelle tensioni momentanee, superficiali, che sostano ancora nella dimensione Yang, dove abbastanza facilmente riusciamo a condurre di nuovo la mente del soggetto, così poi da concentrarsi sugli squilibri più radicati e cronicizzati che hanno origini profonde da individuare e risolvere.

Il corpo tende all’omeostasi e per autoregolarsi ha necessità di innescare quei codici di attivazione (Yang) e rilassamento (Yin), per cui ad ogni sollecitazione faccia seguito una fase di distensione e di reset: se questo non succede si vengono a creare scompensi, che sommandosi a distonie dovute a stili di vita scorretti, costituzioni, atteggiamenti comportamentali o caratteriali non idonei, vanno ad intaccare sempre più profondamente il nostro equilibrio psico/fisico e la nostra salute.

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